mercoledì 2 marzo 2016

RITORNO ALLA TERRA



Rifletto su ciò che voglio scrivere in questo post, perché desidero scriverlo bene.
Perché "voglio" che le mie sensazioni possano arrivarvi in modo diretto e chiaro, ma soprattutto perché vi possa arrivare dritto al cuore, il sentimento che provo verso la terra.
Terra intesa non come pianeta, ma come terreno che ci sostiene ed alimenta, una terra fertile, che profuma ad ogni cambio di stagione e che con questo è capace, ancora, di donare.

Una grande madre, la cui esistenza e capacità di rigenerarsi viene troppo spesso dimenticata.

Una terra per troppo tempo sfruttata, deturpata, violentata dal mercato dell'agroalimentare, dall'incuria e dalla superficialità.
Un'abbandono intellettuale e fisico, avvenuto in questi ultimi trent'anni, che ha portato (come recenti storie di cronaca dimostrano) ad incidenti gravissimi, dati dall'abbandono del territorio, per spostarsi verso il miraggio della grande città e quindi di un lavoro più remunerativo e molto spesso meno faticoso a livello fisico.

Qualcosa, fortunatamente, in questi ultimi 10 anni sta cambiando, e i dati parlano chiaro!
Sarà perché la crisi a livello economico si stringe come una morsa al nostro collo, impedendoci di respirare a pieni polmoni, sarà la voglia di dare una svolta alla propria vita, sarà probabilmente la voglia di sentirsi appartenere alla propria terra. Questo ha spinto, e spinge, molti giovani e non solo (parliamo di un'età compresa tra i 35 anni e 50), a tornare nel proprio territorio.

Ritornare alla terra con una concezione di questa più ampia, più evoluta, legando la tradizione alle nuove tecnologie, cercando di impattare il meno possibile con l'ambiente circostante. Rendere nuovamente fertile il suolo, dopo anni di sfruttamento con concimazione chimica e monocolture dettate dalla richiesta del mercato, è la strada da seguire.

Tradizione, innovazione e consapevolezza portano queste nuove generazioni a coltivare e produrre, sganciandosi dalle regole del mercato che li renderebbe schiavi del prezzo.

Piccole aziende agricole, piccoli laboratori di produzione (anche a conduzione famigliare), piccole eccellenze, legati alla propria territorialità, e che rendono grande questo Paese.

Prodotti unici, sapori ricercati, e soprattutto qualità.

(Ringrazio per la foto Vito Faraci)




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